La riforma sul “divorzio breve” ha rappresentato una svolta epocale per il Paese e per tutte le coppie che attendevano da tempo questa misura per poter mettere “velocemente” una pietra sopra sul passato e rifarsi una nuova vita.
Diventata “realtà” il 22 aprile 2015, a a nuova legge dello Stato (l. n. 55/2015),è entrata in vigore il 26 maggio scorso e già a pochi mesi di distanza c’è stato un vero boom di nuove cause di divorzio
dirsi addio in sede giudiziale
Con la modifica dell’art. 3 della l. n. 898/1970, la riforma riduce notevolmente i tempi della separazione.
In luogo dei tre anni prima previsti, ora infatti, in caso di separazione giudiziale, basterà 1 anno per porre fine al matrimonio.
Il termine decorre sempre dalla comparsa dei coniugi innanzi al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale.
Rimane fermo, inoltre, il requisito della mancata interruzione: la separazione dovrà essersi “protratta ininterrottamente” e l’eventuale sospensione dovrà essere eccepita dalla parte convenuta.
6 mesi per la consensuale
Il termine di un anno si riduce, ulteriormente, a sei mesi, secondo il nuovo testo dell’art. 3 lett. b), n. 2 della l. n. 898/1970, nelle separazioni consensuali.
Ciò avverrà indipendentemente dalla presenza o meno di figli e anche se le separazioni erano nate inizialmente come contenziose.